lunedì 16 maggio 2011

Fumare

Quando non resta che una scatola di cianfrusaglie da mille lire
impolverate o arrugginite per ricordare
e solo lo scricchiolio della sedia e del tabacco che si brucia si sente,
il resto rimane muto come un vecchio film.
Questa è la fine che farò.
Un frigo vuoto e mezzo pieno di prodotti scaduti da consumare
da solo in attesa guardando la via...

lunedì 9 maggio 2011

Vento e cacca

“Giorno X di una giornata non identificata, della periferia di una periferia di una provincia di una città che non esiste”.

Ormai sono convinto che l'unica soluzione è distaccare la mente dal corpo, nessuno può tenermi chiuso qua. In questo momento mi trovo a Los Angeles, precisamente Hollywood Boulevard .
Mente e corpo sono due cose troppo diverse, non possono convivere serenamente in un persona definitivamente instabile. Se ognuno di noi poveri disgraziati comuni mortali deve avere la sua cella per stare in riga con tutto il sistema la mente non sarà mai d’accordo e non potrà mai esserlo.
Provo a distaccarmi anche se mi dicono che sto in una valle di lacrime, anche se lo avverto anch’io che sto in una landa depressa, dove la cosa migliore che puoi fare è fumare. Fumare un mucchio di canne e rimanere rincoglionito a vegetare nei sogni di paradisi che non esistono. Ma io non fumo perché il fumo che passa nel mio stomaco non sta troppo a braccetto con la mia merda. E come disse il vecchio saggio, "chi fuma caca vento".
Sono come Don Chisciotte, con la differenza che lui combatteva contro i mulini a vento e invece qua non ci sono mulini, prendo a pugni solo il vento. Un vento strano, che crea immobilità e non spostamento, non cambiamento ma solo irrequietudine nella fissità.
Se ci fossero degli schermi per guardarmi da fuori direi che sono un pazzo ma dato che nessuno ci ha fornito di una tecnologia simile fino ad ora non posso dirlo, direi piuttosto che il solo punto di vista di chi sta vivendo la propria vita conta di più di 10mila trattati filosofici su come viverla.
E’ una lotta che non serve ma la vita nella mia opinione è una guerra, alzarsi ogni mattina senza un motivo e senza nemmeno una piccolissima speranza e niente di buono in vista è da eroi.
E’ per quello che i più si fanno prendere dal contingente e rimangono nel loro piccolo mondo incantato fatto di stronzate. Io non li seguo, non seguo piu nessuno. Hanno rotto i coglioni con Dio, il calcio, il paese, la religione, la famiglia, tutti escamotage perché rifiutano di essere quello che sono , ciò che rimane di loro, nella loro miseria, dei poveri stronzi. Il mio stomaco è come se fosse vermicato, riesce ad ingurgitare qualsiasi cosa, si lamenta, sento il risucchio dell’intestino, le palpitazioni, il cerchio alla testa, la nausea, la diarrea e la cosa più squallida è che intanto sono ancora vivo.

Nessuno vuole essere se stesso, nemmeno io. La più grande paura è ciò che siamo e ciò che potremmo essere.. Siamo da soli e il motivo per cui viviamo contraddice questa grande e desolante verità. Continuiamo il nostro viaggio nella nebbia ognuno per conto suo, col rischio di sbandare, col rischio di aver paura che la vita non sia fatta di quei fiorellini e di quelle minchiate che ci hanno sempre propinato. Quando ti trovi qui, in macchina spostandoti tra paesini di 3mila abitanti distanti 30 chilometri l’uno dall’altro, la nebbia è come un mare, sei dentro l’atmosfera, sei circondato da pareti d’acqua nebulosa e quasi intravedi un veliero nel tuo delirio di solitudine con l’autoradio che non funziona e i fari che hai paura ti abbandonino da un momento all’altro. Allora lì senti qualcosa, si accavallano le parole. Il destino non si sta accanendo, si sta proprio allupando. I lupi, anch’essi, hanno paura e sono incazzati neri.